giovedì 21 aprile 2022

21 aprile 753 a.C.

Per quale motivo la fondazione di Roma si celebra in questa data?

 21 Aprile 2.772 ab Urbe condita (dalla fondazione dell’Urbe per eccellenza, Roma), così avrebbero detto gli antichi Romani di questo giorno, per noi il 753 a.C.

Sebbene per gli storici moderni a proposito della nascita di Roma si debba parlare piuttosto di “formazione” , il 21 aprile del 753 a.C. continua tradizionalmente ad essere considerata la data della fondazione della Città Eterna.

Si deve infatti immaginare per Roma una nascita dalla fusione di villaggi collinari posti presso un guado di un fiume navigabile, favorito dalla presenza di un’isola, sulla direttrice che collegava Etruria e Campania e, anche sulla pista del commercio del sale che dalla foce non lontana del Tevere conduceva verso l’interno della penisola.



Dunque, perché proprio il 21 Aprile 753 a.C.?

Nell’antichità vi erano numerose tradizioni e opinioni sull’anno di fondazione della Città.

E’ con Marco Terenzio Varrone (116 a.C. -27 a.C.) che si impone la datazione del 753 a.C.

Lo studioso calcolò questa data avendo a disposizione moltissime informazioni cronologiche dagli atti pubblici, dagli elenchi ufficiali delle magistrature, dalla cronologia greca (che si basava sulle Olimpiadi) e, probabilmente, ricorrendo ad aventi astronomici come le eclissi per il periodo anteriore all’invasione gallica del 390 a.C., tempo in cui non si avevano dati altrettanto precisi.

La tradizione riporta infatti diverse eclissi associate a Romolo.

La storia ci ha tramandato di un astrologo, Taruzio di Fermo, amico di Cicerone e dello stesso Varrone, il quale si era cimentato nell’impresa di definire la data esatta della nascita di Romolo (e Remo). Leggiamo in Plutarco (50 d.C. -post 120 d.C.), nella sua Vita di Romolo, che l’astrologo riteneva che così come dalla posizione degli astri al momento della nascita fosse possibile predire il destino di un uomo, così conoscendone la vita si potesse calcolarne la data e l’ora di nascita. Avrebbe così stabilito che Romolo era stato concepito nel primo anno della seconda Olimpiade al 23 del mese che gli Egiziani chiamano Choiac, all’ora terza, quando si eclissò completamente il sole e nacque nel ventunesimo mese Thoth, all’alba; e fondò Roma al 9 del mese di Pharmuthi, fra la seconda e la terza ora del giorno (con la luna in Bilancia, riferisce Cicerone).

Non è chiaro se Taruzio abbia derivato l’oroscopo di Roma per via astrologica o se – come ritiene Cicerone – una volta nota la data di fondazione (partendo quindi proprio dall’anno stabilito dall’amico Varrone) abbia cercato i dati astrologici che meglio si conciliavano con la tradizione.

Il mese egizio di Pharmuti, di cui parla Plutarco, cadeva infatti in aprile nel I secolo a.C. (nel principale calendario egizio, detto vago, il capodanno si anticipava di un giorno ogni quattro anni e di un mese ogni 120 anni).

Proprio il 21 di questo mese si celebrava a Roma un’antichissima festa chiamata Parilia (o Palilia) in onore di Pale, divinità della pastorizia, durante le cui celebrazioni venivano purificati uomini e greggi.

Cicerone scrive appunto che l’astrologo avrebbe fatto risalire la data della fondazione di Roma proprio all’antichissima festa di Pale, ritenendo che Romolo avesse scelto di fondare la città nel giorno in cui aveva luogo questa antica festa.

Con l’imperatore Claudio, nel 47 d.C. viene inserito nel calendario il giorno Natalis Urbis, per commemorare la nascita di Roma al 21 aprile.

E la si celebra ancora oggi.

articolo originale: https://www.periodicodaily.com/21-aprile-753-a-c-natale-di-roma/

lunedì 11 aprile 2022

11 Aprile 1472, Foligno: editio princeps della Divina Commedia

E’ l’11 aprile del 1472 quando vede la luce l’editio princeps – è così chiamata la prima edizione a stampa di un’opera – della Divina Commedia dantesca.

In realtà l’aggettivo “divina” -comparso per la prima volta con Boccaccio, che lo utilizzò per sottolineare l’eccellenza del poema – entrerà a far parte del titolo solo successivamente, con l’edizione curata da Ludovico Dolce, stampata a Venezia nel 1555 da Giovanni Gabriele Giolito de’ Ferrari.

Dante aveva infatti denominato il suo poema solo con “commedia”, come leggiamo nella sua Epistola a Cangrande: “Incipit Comedia Dantis Aligherii, Florentini natione non moribus”, ossia “Inizia la Commedia di Dante Alighieri, fiorentino per nascita, ma non per costumi”.

La denominazione di “commedia” è giustificata dall’adozione di due elementi che, secondo le teorie retoriche medievali, erano costitutivi appunto del genere “comico”, ossia uno stile umile e dismesso – Dante utilizza infatti la lingua volgare – e un triste inizio seguito da un lieto fine. Il poema, che racconta un viaggio nei tre regni ultraterreni, si apre infatti in una selva oscura – rappresentazione del peccato – in cui il Poeta si è perduto, per chiudersi sulla somma luce divina.


Della Commedia non possediamo il documento autografo: i manoscritti giunti sino a noi sono infatti posteriori di circa un decennio alla morte di Dante. La maggior parte dei codici più antichi sono di provenienza toscana, ma non non il più antico, il cosiddetto Landiano 190 della Biblioteca Comunale di Piacenza, risalente al 1336, che fu trascritto a Genova per conto di un giurista pavese, Beccaro de’ Beccari.

L’edizione folignana
La prima edizione a stampa viene realizzata a a Foligno ed è opera del tipografo Giovanni Numeister, in collaborazione con Evangelista Angelini e l’orefice Emiliano di Piermatteo degli Orfini, che si occupa di disegnare le lettere per la stampa, grazie alla sua esperienza da incisore.

Numeister era allievo del più noto Johann Gutenberg ed era giunto a Foligno da Magonza come copista di manoscritti, dopo il sacco del 1462 che aveva costretto ad una diaspora i primi tipografi tedeschi alla ricerca di mecenati di questa nuova arte.

Come modello per il testo viene preso un manoscritto trecentesco, il cosidetto Lolliano 35, conservato nella biblioteca del seminario di Belluno, appartenente ai cosiddetti “Danti del Cento”, un gruppo di codici della Divina Commedia ascrivibili all’officina scrittoria di Francesco di ser Nardo di Barberino, di cui un’antica tradizione narra che grazie a queste copie si sarebbe procurato il denaro per far sposare le figlie (“con cento Danti ch’egli scrisse, maritò non so quante figliole“).

In questa prima stampa troviamo ancora, retaggio della tradizione manoscritta, gli spazi bianchi a inizio di ogni cantica e canto per permettere al rubricatore di disegnare le iniziali.

Nell’edizione folignana vi sono varie ripetizioni e lacune – il Lolliano 35 manca di alcune terzine del Paradiso – e la lingua è ricca di dialettismi di natura umbra.

Attualmente uno dei pochi esemplari completi che si conservano di questa prima edizione a stampa è conservata presso la Biblioteca Angelica di Roma.

Altre edizioni

Un’altra innovazione nell’editoria dantesca è la prima edizione portatiles (“tascabile”) del poema che, superando i limiti imposti dal grande formato, poteva essere consultata ovunque e in qualsiasi momento; fu stampata a Venezia nell’agosto del 1502 da Aldo Manunzio con testo curato da Pietro Bembo. Tale edizione, detta aldina, si basava sull’esemplare della Commedia del Boccaccio.

Questi infatti ci ha tramandato una serie di scritti danteschi che, senza la sua preziosa trascrizione, risulterebbero perduti.

Nonostante la sua ricostruzione critica di tali scritti non fosse proprio impeccabile – Boccaccio operò infatti diverse correzioni dei testi sulla base di codici diversi e del proprio gusto – tale tradizione utilizzata dal Bembo si impose come testo di riferimento per tutte le altre stampe cinquecentesche rispetto alla tradizione dei “Danti del Cento”.

Nel Seicento la Commedia Dantesca non ebbe molto successo, ma un nuovo apprezzamento lo si avrà dal secolo successivo per toccare l’apice nell’Ottocento, con una nuova edizione curata dall’Accademia della Crusca.

Numerose sono anche le traduzioni del poema dantesco: in francese, tedesco, inglese, gaelico, cinese e persino esperanto.

Composta, secondo i critici, tra il 1306 e il 1321, oggi la Divina Commedia è un testo presente in qualsiasi percorso di studi e diffuso in tutto il mondo.

Articolo originale: www.periodicodaily.com/11-aprile-1472-foligno-editio-princeps-della-divina-commedia