giovedì 9 giugno 2022

9 giugno 68, muore l'imperatore che volle essere il Sole

 “Quale artista muore con me!” avrebbe ripetuto continuamente Nerone mentre preparava la sua morte, poco prima di pugnalarsi alla gola con l’aiuto del fedele Epafrodito, il 9 giugno del 68 d.C.

Dichiarato nemico pubblico dal Senato – e questo dava la facoltà di ucciderlo come fosse un nemico di guerra – fuggì dal suo palazzo e pose così fine alla sua vita, a soli 32 anni.



Nato il 15 dicembre del 37 d.C. ad Anzio, prese il nome di Lucio Domizio Enobarbo Nerone.

Diventato imperatore giovanissimo -non ancora diciassettenne – il 13 ottobre del 54, vide salutare la sua salita al trono con grande entusiasmo da popolo e senatori.

Nerone, che all’esilio della madre era stato affidato alle cure della zia Domizia Lepida, era cresciuto in mezzo agli schiavi, interessandosi di musica, letteratura, teatro, corse di cavalli, poesia. La sua educazione era stata affidata a due liberti greci, Aniceto e Berillo – e poi a Cheremone, un sacerdote egizio che era stato direttore del museo di Alessandria – che certamente furono determinanti nell’indirizzarlo verso quel filo – ellenismo che avrebbe caratterizzato così fortemente la sua politica. I suoi interessi non furono certo convenzionali per un imperatore, così come non lo fu il suo modo di presentarsi: portava infatti i capelli lunghi fino alle spalle secondo una moda ricorrente tra gli aurighi, gli attori, e in genere le persone di basso ceto.

L’immagine che Nerone aveva voluto dare di se stesso era più vicina a quella di un dinasta ellenistico piuttosto che ad un imperatore romano: si era infatti fatto promotore di una monarchia teocratica, arrivando a rappresentare se stesso come il Sole, un dio.

Una manifestazione evidente della volontà di Nerone di presentarsi come un dio si ebbe nel 66 d.C. nelle celebrazioni della sottomissione dell’Armenia, durante le quali il sovrano Tiridate, nel ricevere la corona, si prostrò ai piedi dell’Imperatore riconoscendolo signore del mondo e incarnazione del dio iranico Mitra.

Quel giorno Nerone volle una sua rappresentazione su di un velo di porpora teso al di sopra del teatro di Pompeo come Sole conducente una quadriga in mezzo agli astri dorati.

Non solo in questa occasione si vede un Nerone assimilato al Sole: in un altare, dedicato da uno schiavo che lavorava alla costruzione della Domus Aurea -il sontuoso palazzo che si era fatto edificare a Roma- vi si trova rappresentato l’Imperatore col capo circondato dai raggi solari, così come lo si vedrà addirittura nella monetazione.

Come Sole si fece rappresentare dal greco Zenodoro, in una colossale statua posta nel vestibolo del magnifico palazzo che si era fatto costruire. Proprio nella Domus Aurea (della quale è venuto alla luce di recente un ambiente interamente affrescato, la Sala della Sfinge) il motivo solare era continuamente richiamato.

Nerone aveva voluto un perfetto orientamento est-ovest dell’edificio che si trovava su Colle Oppio, come rappresentazione simbolica del corso apparente del Sole, per ottenere il quale si erano richiesti enormi lavori di sbancamento del colle.




La stessa scelta dei materiali sarebbe stata condizionata dalla simbologia solare che l’Imperatore voleva promuore, con largo impiego di oro e bianco.

La Sala Ottagonale di Colle Oppio è orientata sulla posizione del sole al momento dell’equinozio del 64 d.C.: il cerchio dell’oculos, allineato col polo nord celeste, viene proiettato esattamente sulla parete nord, illuminando il ninfeo. In questo alcuni studiosi avrebbero identificato una corrispondenza con le sale del trono di Parti e Sassanidi.


In proporzioni e lusso il palazzo neroniano pare accostabile solo alle regge dinastiche orientali e ai palazzi di Alessandria d’Egitto.

La Domus Aurea può essere vista come una manifestazione architettonica del suo programma politico-ideologico e realizzazione dell’augurio di Seneca nell’Apokolokythosis, in cui il filosofo celebrò l’avvento dell’imperatore e l’alba di un nuovo secolo d’oro, facendo dire ad Apollo: “Come Lucifero, disperdendo gli astri che si dileguano, o quale Espero sorge al ritorno degli astri, o come il Sole, non appena la rosata Aurora, dissolta l’oscurità, riconduce il giorno, guarda rosseggiante il mondo e primamente slancia il carro fuori dai cancelli. Così appare Cesare, così ormai Roma contemplerà Nerone”.


Lo storico e biografo romano Svetonio conclude così la vicenda di Nerone: “Morì nel suo trentaduesimo anno d’età, nel giorno stesso in cui in passato, aveva fatto uccidere Ottavia; e tanto grande fu la pubblica gioia che il popolo scese in strada con il pileo in testa. Eppure non mancarono le persone che, per lungo tempo, adornarono la sua tomba con fiori dell’estate e con quelli della primavera, e che esposero ai Rostri delle sue statue vestite con la pretesta, e dei suoi editti in cui come se fosse stato ancora vivo, dichiarava che tra poco sarebbe tornato con grave danno per i propri nemici”.

articolo originale: https://www.periodicodaily.com/9-giugno-68-muore-limperatore-che-volle-essere-il-sole/

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