domenica 11 novembre 2018

Dal Christus triumphans al Christus patiens

Siamo nel XIII secolo quando nella pittura italiana vengono introdotti nuovi modelli iconografici, in particolare quello del Christus patiens, di origine bizantina, che va a sostituire nelle croci dipinte la rappresentazione del Cristo vincitore della morte.

Crocefisso di Ariberto

Rappresentazioni del Cristo morto le abbiamo anche in precedenza- un esempio è il cosiddetto "Crocefisso di Ariberto", risalente a poco dopo il 1018, in cui Cristo è raffigurato col capo reclinato, al momento della morte (non vi è ancora il segno della lancia) -ma nel XIII secolo tale immagine prende piede, coesistendo dapprima e andando a soppiantare poi la raffigurazione del cosiddetto Christus triumphans, un Cristo vivo, trionfante sulla morte.

Crocefisso di San Damiano (1100)

Il Christus patiens è una versione realistica della crocefissione: gli occhi sono chiusi, il capo è reclinato sulla spalla destra, il volto è contratto per la sofferenza, il sangue sgorga dal costato e il corpo è piegato dal proprio peso. 


Crocefisso di Giunta Pisano

(1250-54)

Il passaggio verso una resa più realistica ed umanizzata del Cristo sulla croce parte da Giunta Pisano (1251): tale rappresentazione verrà poi sviluppata in direzione sempre più drammatica da Cimabue (1280) e da Giotto(1296-1300), arrivando ad una resa assolutamente naturalistica.
A partire dalla fine del Duecento, infatti, la pittura italiana vive una fase di profondo rinnovamento, promosso dall'ambiente romano e da quello fiorentino, in particolare attraverso l'opera di Cimabue, Cavallini e Giotto: il legame che unisce Italia e cultura bizantina inizia a incrinarsi e la pittura diventa ritratto di una realtà tangibile.
Il successo dell'iconografia del Christus patiens in questo periodo è spiegato dalla nuova spiritualità degli ordini mendicanti, che colgono ben presto le possibilità offerte dalla nuova arte figurativa, commissionando croci dipinte, pale d'altare e tavole narranti la storia dei santi fondatori. 
E' nella decorazione della basilica di san Francesco d'Assisi che si incontrano l'attività di Cimabue e di Torriti e si forma il giovane Giotto, autore di una rivoluzione fondata sulla riscoperta della realtà e su un nuovo modo di rappresentare lo spazio e i sentimenti umani. Tale lezione si diffonderà poi in tutta la penisola. 



Crocefisso di Giotto in Santa Maria Novella (Firenze)

Nel "Cristo trionfante" eravamo in presenza di un'immagine frontale, particolari anatomici sommariamente delineati, sfondi dorati: ora il cielo è azzurro, i volti espressivi, luce e ombra danno volume e tridimensionalità ai corpi, in un complesso di forte pathos. 
La catechesi sulla Passione passa dunque attraverso queste immagini di grande impatto emotivo, capaci di suscitare nel fedele commozione e viva partecipazione alle sofferenze del Cristo.







Bibliografia:
Aa.Vv. I luoghi dell'arte: dall'età longobarda al gotico, 2008


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