Siamo nel XIII secolo quando nella pittura italiana vengono introdotti nuovi modelli iconografici, in particolare quello
del Christus patiens, di origine bizantina, che va a sostituire nelle croci
dipinte la rappresentazione del Cristo vincitore della morte.
Rappresentazioni del Cristo morto le abbiamo anche in precedenza- un esempio è il cosiddetto "Crocefisso di Ariberto", risalente a poco dopo il 1018, in cui Cristo è raffigurato col capo reclinato, al momento della morte (non vi è ancora il segno della lancia) -ma nel XIII secolo tale immagine prende piede, coesistendo dapprima e andando a soppiantare poi la raffigurazione del cosiddetto Christus triumphans, un Cristo vivo, trionfante sulla morte.
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Crocefisso di San Damiano (1100) |
Il Christus patiens è una versione realistica della crocefissione: gli occhi sono chiusi, il capo è reclinato sulla spalla destra, il volto è contratto per la sofferenza, il sangue sgorga dal costato e il corpo è piegato dal proprio peso.
Crocefisso di Giunta Pisano
(1250-54)
A partire dalla fine del Duecento, infatti, la pittura italiana vive una fase di profondo rinnovamento, promosso dall'ambiente romano e da quello fiorentino, in particolare attraverso l'opera di Cimabue, Cavallini e Giotto: il legame che unisce Italia e cultura bizantina inizia a incrinarsi e la pittura diventa ritratto di una realtà tangibile.
Il successo dell'iconografia del Christus patiens in questo periodo è spiegato dalla nuova spiritualità degli ordini mendicanti, che colgono ben presto le possibilità offerte dalla nuova arte figurativa, commissionando croci dipinte, pale d'altare e tavole narranti la storia dei santi fondatori.
Il successo dell'iconografia del Christus patiens in questo periodo è spiegato dalla nuova spiritualità degli ordini mendicanti, che colgono ben presto le possibilità offerte dalla nuova arte figurativa, commissionando croci dipinte, pale d'altare e tavole narranti la storia dei santi fondatori.
E' nella decorazione della basilica di san Francesco d'Assisi che si incontrano
l'attività di Cimabue e di Torriti e si forma il giovane Giotto, autore di una rivoluzione fondata sulla riscoperta della realtà e su
un nuovo modo di rappresentare lo spazio e i sentimenti umani. Tale lezione si diffonderà poi in tutta la penisola.
Nel "Cristo trionfante" eravamo in presenza di un'immagine frontale, particolari anatomici sommariamente delineati, sfondi dorati: ora il cielo è azzurro, i volti espressivi, luce e ombra danno volume e tridimensionalità ai corpi, in un complesso di forte pathos.
Crocefisso di Giotto in Santa Maria Novella (Firenze)
Aa.Vv. I luoghi dell'arte: dall'età longobarda al gotico, 2008
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