martedì 3 maggio 2022

Inventio Crucis

In questo giorno la Chiesa ricorda l'Inventio Crucis, il ritrovamento della croce di Cristo da parte di Elena, madre di Costantino.

La vicenda è conosciuta soprattutto tramite la duecentesca Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varagine (Varazze) e il poema epico Elena dell'angolossassone Cynewolf, risalente al VIII-IX secolo. La Legenda è una collezione di vite di santi, usata probabilmente come manuale di predicazione. In essa vi si trova narrato che Elena avrebbe ritrovato la vera croce dopo aver interrogato un ebreo di nome Giuda, che l'avrebbe condotta al luogo in cui si trovata il Golgota, completamente obliterato dal tempio adrianeo di Aelia Capitolina. Diceva infatti Eusebio di Cesarea che l'imperatore Adriano avesse costruito il tempio in quel sito proprio per occultare il luogo di devozione cristiano sostituendolo con un luogo di culto a Venere, di modo che se un cristiano di fosse recato lì in adorazione sarebbe sembrato che adorassa la dea. Per contro Elena avrebbe fatto radere al suolo il tempio pagano e dallo scavo sarebbero emerse tre croci. Sul come si fosse stabilito quale delle tre croci fosse appartenuta a Cristo e quali ai ladroni ci vengono riportate più versioni:



la prima di esse narra che per dirimere il dubbio Elena avrebbe fatto collocare la croci nel mezzo della città attendendo "che si manifestasse la gloria di Dio" ed si sarebbe manifestata nella resurrezione di un giovane nel momento in cui il feretro passava accanto a quella identificata quindi come la Croce di Gesù. Questa è la versione che si trova in Paolino e Sulpicio Severo.
Un'altra versione -riportata da Rufino, Socrate e Teodoreto- riferisce invece della guarigione di una nobildonna sul punto di morire, nel momento in cui le si sarebbe accostata la croce di Cristo.
Sozomeno riportava entrambe le versioni.
Per Ambrogio invece -nel De obitu Theodosii, l'orazione funebre in onore di Teodosio (395 d.C.), che è anche la prima attestazione della leggenda(anche se sembra basarsi sulla Storia ecclesistica di Gelasio di Cesarea) – riferisce che fu possibile distinguere la Croce di Gesù da quella dei ladroni per via dell'iscrizione che vi aveva fatto affiggere Pilato (il titulus).


Una volta identificata la reliquia, Elena ne avrebbe portato una parte con sé e deposto il resto in alcune teche di argento lasciate sul posto, affidate alla custodia del vescovo di Gerusalemme: la croce veniva esposta soltanto nelle festività religiose più solenni.

Nel diario di viaggio della pellegrina Egeria, che fu nel Vicino Oriente tra il 382 e il 384, ritrovato nel 1884 in una copia manoscritta, viene descritta nei particolari la solenne liturgia di Gerusalemme inaugurata dal vescovo Cirillo.

 

Quando nel 614 l'esercito del re persiano Cosroe II al comando del generale Sarabazo invase la Palestina, abbattendo anche la chiesa del Santo Sepocro, la vera croce venne mandata in dono a Meryem, la regina cristiana di Persia. Recuperata nel 627 grazie alla sconfitta dei persiani a Ninive ad opera dell'imperatore bizantino Eraclio I, la croce fu riportata trionfalmente a Gerusalemme. E qui rimase alla venerazione dei fedeli fino al 1187: la porzione della reliquia di Gerusalemme risulta infatti perduta sul campo di battaglia di Hattin.
Elena ne aveva però portati dei frammenti a Roma, conservati privatamente nel suo palazzo (non ci sono pervenute testimonianze coeve che parlino di celebrazioni liturgiche analoghe a quelle di Gerusalemme descritte da Egeria).
Soltanto dopo la sua morte -avvenuta poco tempo dopo il ritorno dalla Terrasanta- e di Costantino, fu consentito di trasformare in chiesa l'ambiente più spazioso del palazzo.
La reliquia della croce fu ispirazione per opere come Vexilla Regis di Venanzio Fortunato o Il sogno della croce di Cynewolf.












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