mercoledì 17 ottobre 2018

La rinascita dell'alchimia in Occidente

Il termine «Alchimia» deriva dall'arabo Kimiya, uno dei nomi del reagente per la trasformazione dei metalli in oro: il lapis philosophorum occidentale.1
Gli alchimisti occidentali fanno generalmente risalire l'origine della loro arte all'antico Egitto.2
Fu poi in un ambiente fecondo e sincretistico come Alessandria che i Greci, appropriatisi delle dottrine ermetiche degli Egiziani, le mescolarono con le filosofie del Pitagorismo, della scuola ionica e successivamente dello Gnosticismo. 3
Noi non siamo in possesso di documenti originali egizi sull'alchimia, che forse andarono perduti nell'incendio che nel 391 distrusse la biblioteca di Alessandria. Conosciamo però l'alchimia tramite opere di filosofi greci, sopravvissute in traduzioni islamiche.
La distruzione della Biblioteca, infatti, segnò la fine del centro culturale greco, spostando il processo dello sviluppo alchemico verso il Vicino Oriente.

Nell'Occidente altomedievale si era persa, o forse era sopravvissuta in frammenti, quella conoscenza specificatamente ermetica propria dell'alchimia, anche se le biblioteche monastiche ebbero una fondamentale funzione nel diffondere le conoscenze contenute negli erbari bizantini e italo-meridionali.4

E' solo con l'XI e il XII  secolo e il risorgere dei traffici mediterranei, la Reconquista e le crociate, l'organizzazione di scuole cattedrali e di Università, che vennero reintrodotte in Occidente  branche della cultura scientifico-filosofica di matrice classica o tardoantica.
Siamo in un secolo in cui mentre l'Occidente esporta materie prime, vede importare dall'Oriente prodotti rari e oggetti di pregio, che giungono da posti come Bisanzio, Damasco, Bagdad. Il portato della cultura araba non si limita però a beni materiali: insieme con le spezie e la seta, i manoscritti recano all'Occidente cristiano la cultura greco-araba.5

Erano nati così  in Italia numerosi centri di traduzione dal greco e dall'arabo, in cui vennero tradotti anche molti testi di argomenti astrologico.
L'arabo, infatti, è prima di tutto un intermediario. Le opere di Aristotele, Euclide, Tolomeo, Ippocrate, Galeno erano stati accolti da biblioteche e scuole musulmane. "Ed eccoli ora, in un periplo di ritorno, approdare alle rive della cristianità occidentale" 6

Due sono le zone principali di contatto che accolgono i manoscritti orientali: l'Italia e più ancora la Spagna.7
E' presso i re normanni di Sicilia prima, Federico II poi, sino a Toledo riconquistata all'Infedele nel 1087, che sono al lavoro i traduttori cristiani, sotto la protezione dell'arcivescovo Raimondo (1125 -1151).

E sono proprio i traduttori i pionieri della rinascita dell'alchimia in Occidente: qui infatti non si conosce più il greco e la lingua scientifica è ormai il latino. Vengono così tradotti originali arabi, versioni arabe di testi greci e originali greci.8
Oltre alla traduzione del Corano, voluta da Pietro il Venerabile di Cluny nel 1141 ed operata da Roberto di Chester, Ermanno il Dalmata, Pietro di Toledo e il saraceno Mohammed, per confutare le tesi del musulmani, i traduttori permisero di colmare le lacune lasciate dall'eredità latina nella cultura occidentale; oltre a  filosofia, matematica, astronomia, medicina, fisica, logica ed etica, anche l'alchimia, trasmettendo ai latini "la ricerca febbrile dell'elisir."9

Si stabilisce convenzionalmente il ritorno dell'alchimia in Occidente  nel 1144: è infatti in questa data che abbiamo la traduzione latina del Liber de compositione alchimiae ad opera di Roberto di Chester. 



Siamo in un'epoca in cui viene meno la distinzione tra arti liberali e servili: l'uomo si afferma come un artigiano che trasforma e crea, cooperatore della creazione con Dio e con la natura.10

Il mondo medievale già ereditava un bagaglio di miti e di riti relativo all'attivazione delle proprietà di talune specie vegetali dal mondo romano e, attraverso questo, indirettamente da quelli greco e orientale. Altre conoscenze relative alle virtù mitiche delle piante provenivano dalla Bibbia; altre ancora dal mondo celtico e germanico, con il quale i missionari cristiano-latini erano venuti in contatto. 
La tradizione esegetica del libro della Genesi forniva da sola materia sui misteri delle piante e delle loro provvidenziali virtù. Tale Libro restava garante di una natura fondamentalmente buona e amica dell'uomo nonché di un potere in origine concesso a questo su quella.11
"Dio, distinguendo la proprietà dei luoghi e dei nomi, ha assegnato alle cose le loro misure adeguate e le loro funzioni, come alle membra di un corpo gigantesco. Neppure in quel momento remoto [la Creazione] vi fu in Dio nulla di confuso, di informe, giacché la materia delle cose, sin dalla sua creazione, è stata formata in specie congruenti", così Arnaldo di Bonneval di Chartres commentava la Genesi.12

Nel XII secolo Marbodo di Rennes scrisse un celebre "lapidario", ossia un trattato sulle proprietà delle pietre, denso di informazioni sulle virtù magico-terapeutiche delle gemme. Sempre in questo secolo Alberto Magno e Vincenzo di Beauvais credevano alla possibilità di trasmutare i metalli più vili in oro, sulla scorta di un testo schiettamente magico quale la Tabula smaragdina:  partendo dalla Materia Prima che non è dotata di alcun attributo e aggiungendo a essa i caratteri del più pregiato fra i metalli.13




!In certi ambienti, come la scuola di Chartres, l'interesse per la filosofia s'accompagnava all'indagine nel campo delle discipline "magiche", intese come più profondi metodi di ricerca delle cose occulte che producono i fenomeni soprannataurali. 
Per i monaci del complesso abbaziale,  la Natura è una potenza perpetuamente creatrice, dalle inesauribili risorse, ma è anche il cosmo, un insieme organizzato e razionale; è la rete delle leggi che con la loro esistenza rendono possibile e necessaria una scienza razionale dell'universo: il mondo non è infatti assurdo e incomprensibile, bensì ordine e armonia.14 Veniva però fatta una distinzione -non sempre chiara – tra magia naturale (si credeva tradizionalmente ai poteri delle pietre) e cerimoniale/rituale, tra magia lecita e illecita. 

Non si trattava soltanto di mantenere o recuperare la salute: si trattava anche di riflettere sull'intima rispondenza tra tutte le cose del creato; sull'armonia che regnava tra i pianeti, gli animali, le piante, i metalli e l'uomo stesso. 

Nel XIII secolo vediamo le nuove scienze, fra cui anche quelle a carattere magico-astrologico, entrare nelle sedi universitarie ed essere promosse da una serie di sovrani come Federico II, Alfonso X di Castiglia: presso le loro corti venivano infatti tradotti e studiati numerosi testi riguardanti discipline magico -cabalistiche e alchemiche.15

La sapienza di autori come Galeno e Olimpiodoro (V secolo) sarebbe tornata all'Occidente a partire dal XIII secolo, con Alberto Magno (e nei molti apocrifi che venivano fatti circolare sotto il suo nome):  figure simboliche, pianeti, metalli, animali e piante, erano posti in parallelo, considerati per gruppi analogici e nei loro rapporti con l'uomo.16

"La Spagna della Reconquista era un crocevia di culture -cristiana, ebraica, araba. Nella seconda metà del Duecento vi operavano grandi personaggi quali Raimondo Lullo (1235 -1325) e Arnaldo da Villanova (1238 -1311), entrambi al pari di Ruggero Bacone animati da una profonda tensione mistica che sfociava nell'interesse per le discipline magico-cabalistiche e alchemiche"17

Chartres è il grande centro scientifico del secolo. Alle arti del trivium (grammatica, retorica, logica) preferiva quelle del quadrivium, ossia aritmetica, geometria, musica, astronomia, spirito alimentato dalla scienza greco-araba. La conformazione del globo, la natura degli elementi, la posizione delle stelle, la natura degli animali, la violenza del vento, la vita delle piante e delle radici. 
"Così sono esaltate e rese popolari talune grandi figure del passato che, cristianizzate, divengono i simboli del sapere. Salomone è il maestro di tutta la scienza orientale ed ebraica, ma anche il grande rappresentante della scienza ermetica sotto il cui nome vien posta l'enciclopedia delle conoscenze magiche, il padrone dei segreti, il detentore dei misteri della scienza"18

Fu proprio nell'ambito della scuola cattedrale di Chartres che si elaborò la dottrina dell'uomo come "microcosmo", che porta a delle rispondenze tra uomo e natura che consentirebbero al primo di intervenire sulla seconda, anche al fine di manipolarla.19

Tra gli esponenti più importanti di questo periodo si può annoverare Raimondo Lullo (1232 -1315)che, nel suo Liber de segretis naturae,  tentò un'interessante giustificazione dell'alchimia in relazione al concetto di libero arbitrio dell'uomo, sostenendo che l'alchimia non potesse essere condannata dalla Chiesa, perché la scelta di bene o male appartiene al libero arbitrio dell'uomo, che è frutto della sua ignoranza, ma l'ignoranza è voluta dalla giustizia di Dio che può volere solo il bene. 

Sappiamo però che, se inizialmente gli studi alchemici furono approfonditi anche da personaggi appartenenti alla sfera ecclesiastica, si arrivò infine ad una condanna dell'alchimia da parte della Chiesa: oltre alla condanna di San Tommaso d'Aquino nella Summa, gli atti capitolari che tra il 1272 e il 1373 proibirono ripetutamente studio e pratica dell'alchimia a Francescani e Domenicani – e ciò ci porta a pensare che fosse assiduamente praticata – è famosa la "Spondet quas non exhibent", in cui si sostiene che o gli alchimisti che sostengono di aver trasmutato vili metalli in oro sono truffatori o lo hanno fatto col concorso della magia (e quindi del Diavolo). 
L'alchimia nel Rinascimento ebbe ancora molta fortuna. 


Tarsia marmorea nel Duomo di Siena (Giovanni di Stefano, 1448)

               
1. Voce "Alchimia" nell'Enciclopedia Treccani online
2. J. LINSDAY, Les origines de l'alchimie dans l'Egypte greco -romaine, Monaco, 1986
3. WIKIPEDIA, alla voce "Alchimia"
4.  M. MONTESANO, Magia, l'eterno fascino dell'occulto -Medioevo Dossier, , p.40
5.  J. LE GOFF, Gli intellettuali nel Medioevo, 1993, p.16
6.  Ibidem
7.  Ibidem
8.  J. LE GOFF, Gli intellettuali nel Medioevo, 1993, p.17-18
9.  J. LE GOFF, Gli intellettuali nel Medioevo, 1993, p. 20
10.  www.ndonio.it
11.  M. MONTESANO, Magia, l'eterno fascino dell'occulto -Medioevo Dossier, p.40
12.  J. LE GOFF, Gli intellettuali nel Medioevo, 1993, p. 54
13.  M. MONTESANO, Magia, l'eterno fascino dell'occulto -Medioevo Dossier, p. 50-51
14.  Ivi, pp.53-54
15.  M.MONTESANO, Magia, l'eterno fascino dell'occulto -Medioevo Dossier, p.52
16.  M. MONTESANO, Magia, l'eterno fascino dell'occulto -Medioevo Dossier, pp. 52, 55 p.40
17.  Ivi pp. 52, 55
18.  J. LE GOFF, Gli intellettuali nel Medioevo, 1993, p.51
19.  M. MONTESANO, Magia, l'eterno fascino dell'occulto -Medioevo Dossier, p. 52

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